La torre campanaria dell'Abbazia di Fruttuaria è uno dei monumenti romanico lombardi più importanti del territorio piemontese, sia per la statura del suo fondatore, l'abate-architetto Guglielmo da Volpiano, attivo nel volgere del primo millennio al di qua ed al di là delle Alpi (Cluny, Digione), sia per la sua possente architettura, indice della rilevanza e grandiosità di impostazione della millenaria fondazione monastica benedettina.
Il volume che si presenta è il secondo che Giuse Scalva "l'appassionata ed esperta" funzionario responsabile di zona "per il Canavese della Soprintendenza per i Beni architettonici piemontese" dedica al complesso monumentale (il primo volume è dello scorso anno): prezioso e puntuale nella lettura della imponente struttura, della sua compagine muraria, anche indagata col mezzo del disegno, e nei confronti avanzati rispetto ad altre torri coeve, in ambito piemontese, padano, europeo.
Il volume è altresì il sesto della collana Quaderni dei monumenti del Canavese, e costituisce un nuovo tassello di quella indispensabile azione di approfondimento e promozione della conoscenza del patrimonio culturale canavesano, che è la prima e sostanziale fase di una corretta attività di tutela.
Attività che le Soprintendenze piemontesi hanno svolto intorno al complesso di Fruttuaria fin dagli anni Settanta del Novecento con dedizione e intelligenza, d'intesa col Comune e gli organi ecclesiastici, indagandone il sottosuolo, studiando e restaurandone le strutture, fino a rendere possibile il contatto diretto del visitatore con la chiesa abbaziale medievale, distrutta nella seconda metà del Settecento, attraverso lo scavo, l'organizzazione e la sistemazione del percorso di visita denominato Mille anni di storia attraverso le strutture dell'abbazia di Guglielmo da Volpiano. Così al visitatore attento, la torre campanaria - alla quale può dal percorso sotterraneo risalire attraverso la leggera recente scala - appare nuovamente inserita nel suo contesto medievale, ritrovando così i rapporti funzionali, planimetrici e perfino - per quanto possibile - volumetrici originari.
Il Direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte
Liliana PITTARELLO