Il volume “Il Canavese tra età Romana e Medioevo” è stato redatto per completare un percorso di conoscenza del territorio canavesano letto con l’ausilio di due strumenti fondamentali: l’archeologia e la ricerca storica, secondo una prassi interdisciplinare, compendiando di volta in volta i due strumenti nel tentativo di colmare singole lacune di conoscenza, talora superando i limiti imposti alle due discipline. Ne è scaturito un lavoro ibrido che, partendo dalla sintesi sulla Preistoria e Protostoria, proposta al pubblico l’anno scorso punta a compiere il passo successivo, componendo la storia del territorio canavesano a partire dall’avvento di Roma alla fine del II secolo a.C, giungendo al XV secolo quando venti nuovi incominciarono a spirare anche sul nord-ovest italiano, chiudendo l’immenso periodo formativo della società e della cultura di questa terra.
Il libro offre una panoramica sulle fasi storiche che si sono succedute, ponendo sotto la lente la storia di una terra ampia e diversificata nelle sue peculiarità che ne hanno forgiato la fisionomia, soprattutto durante le fasi più recenti, quando ogni centro abitato e ogni valle ha assunto una sua specifica fisionomia antropologica e sociale influenzando gli accadimenti secondo l’ottica di ogni singola realtà. Dopo un’ampia escursione sulle complicate vicende che caratterizzarono il I millennio della nostra era, dai fasti dell’età Imperiale romana alle crisi profonde del tardo impero, passando attraverso le fasi storiche che condussero nuove genti in quest’angolo di mondo, il lavoro di Cima si sofferma a cavallo dei due millenni quando un guizzo d’orgoglio pone il Canavese al centro dello scacchiere europeo grazie a un uomo scaltro e fortunato come Arduino d’Ivrea. In ogni caso le fortune di questa terra non erano destinate a durare e ben presto una marcata bellicosità investì le contrade canavesane provocando un continuo stato di tensione e di lotta, dividendo le pacifiche popolazioni rurali, costrette ad aderire alle partigianerie di questo o quel signore che di quando in quando emergeva dalla mediocrità di una storia marginale per tentare la sorte in campo politico e militare puntando all’attuazione dei suoi progetti di grandezza. A questo stato di cose cercarono con scarsa fortuna di reagire le comunità schiacciate dai sistemi di potere, talora avvalendosi dell’ambiente protettivo della montagna dove rifugiarsi in caso di pericolo e per trarre risorse come quelle pastorali e soprattutto minerarie.